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Settembre 2025

Banca d’Italia: rischi fisici legati al clima e impatto sulla stabilità finanziaria

Con l’Occasional Paper n. 949 della collana Questioni di Economia e Finanza, Banca d’Italia ha analizzato l’impatto dei rischi fisici legati al cambiamento climatico sulla stabilità finanziaria. Lo studio utilizza indicatori e modelli armonizzati della BCE, correlando la localizzazione delle imprese con la pericolosità climatica.

I risultati mostrano che l’esposizione dei portafogli finanziari (crediti e titoli) ai rischi climatici è destinata a crescere, soprattutto in scenari avversi, rendendo necessaria l’integrazione di questi rischi nei modelli di gestione e l’adozione di misure di adattamento per tutelare la resilienza del sistema.

In Italia, lo studio evidenzia criticità specifiche:

- Stress idrico: l’esposizione dei portafogli creditizi, già elevata (PEAR 70%), potrebbe raggiungere il 98% entro il 2040, superando la media eurozona;

- Incendi: il rischio nazionale è più alto della media europea e vicino a quello spagnolo;

- Siccità: il rischio legato ai deficit di precipitazioni (SPI) è destinato ad aumentare, con esposizione prevista dal 63% all’84%;

- Alluvioni fluviali: l’esposizione è in linea con la media europea, ma le opere di difesa attuali potrebbero risultare insufficienti per eventi futuri più intensi.

Dal punto di vista creditizio, lo studio analizza le perdite attese tramite NEAR (Normalized Exposure at Risk) e CEAR (Collateral-Adjusted Exposure at Risk), evidenziando l’importanza del collaterale per ridurre l’impatto sui bilanci bancari. A livello europeo, il collaterale riduce le perdite attese del 58% in caso di alluvioni fluviali e oltre l’80% per alluvioni costiere e tempeste di vento. In Italia, a fine 2022, quasi il 40% dei prestiti alle imprese è chirografario e circa il 39% è garantito finanziariamente.

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